Arera sceglie di ricorrere al Consiglio di Stato.
Continuano le sentenze del TAR della Lombardia contro il sistema di ‘impianti minimi’ di ARERA, che ricorrerà in Consiglio di Stato contro tre pronunciamenti.
Dopo le sentenze che nelle ultime settimane hanno accolto i ricorsi di due imprese pugliesi, ne arriva infatti una terza, confermando ancora una volta lo stop al meccanismo di tariffe al cancello per gli impianti di gestione dei rifiuti urbani.
A cambiare è solo la regione dell’impresa ricorrente – che stavolta è lombarda (si tratta, nello specifico, di una delle principali imprese private del waste managment nazionale) – ma la sostanza della sentenza resta la stessa: secondo i giudici “la disciplina introdotta da ARERA non solo non ha supporto nel dato normativo – si legge nel provvedimento – ma si scontra con il riparto di competenze tra Stato e Regioni”.
Una sentenza fotocopia delle prime due, nella quale i giudici del TAR di Milano tornano a chiarire che non spetta all’ARERA, né alle regioni, individuare impianti ‘minimi’ da sottrarre al libero mercato per assoggettarli al regime di tariffe concordate e flussi prestabiliti. La prerogativa, si legge nella sentenza, è del legislatore nazionale e in particolare del Ministero dell’Ambiente, che avrebbe dovuto esercitarla nell’ambito dell’adozione del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti. Solo a quel punto “l’ARERA avrebbe potuto (e dovuto) disciplinare l’ambito tariffario, secondo la competenza che le è attribuita dall’ordinamento” si legge in passaggi ripresi in maniera identica nelle tre sentenze.
Fonte: Riciclanews